La storia del Crocifisso del Perdono


Questo Crocifisso venne presentato al Congresso Mariano di Roma nel 1904, con il supporto di S.E. Cardinal Coullié, Arcivescovo di Lione. Fu grazie al discorso fattogli da Fr. Léman che il Crocifisso ottene l'approvazione generale. Il progetto di costituire un'unione attorno a questo Crocifisso venne presentata a Sua Santità dall'Eminentissimo Card. Vivès, presidente del Congresso.
L'iscrizione, storica e sacra, della regalità di Cristo appare in un'incisione posta al di sopra del capo di Cristo stesso, all'interno di questo oggetto. E' un'irrefutabile testimonianza contro i dinieghi e l'audacia delle empietà. Nella Basilica della Santa Croce di Gerusalemme a Roma, è conservata la vera iscrizione posta sulla Croce e recuperata da S. Elena sul Golgotha. Nonostante i vituperi del tempo, ed il fatto che la Reliquia probabilmente non sia completa, due parole, due soltanto, continuano a risplendere, rispettate persino dal tempo: “Nazarenus Re”, “Il Re Nazareno”. E' una profezia incisa nel legno: tutte le regalità scompaiono, eccetto quella del Nazareno.
Sul rovescio della croce, al centro, l'immagine del S. Cuore risplende, circondata da due iscrizioni che richiamano la tenera misericordia del Salvatore; una è una preghiera di perdono, esclamata durante l'agonia del Calvario: “Padre, perdona loro”; l'altra, è invece una preghiera d'amore, esclamata contro l'ingratitudine, nel santuario di Paray-le-Monial: “Guarda questo cuore, che tanto ha amato gli uomini”.
Al di sotto, la figura di Nostra Signora Addolorata sormontata da una stella, occupa i piedi della croce. Essa si erge là per dire ad ogni anima afflitta: “Non dimenticare i dolori di tua Madre”. Dice “Io sono colei che conforta”. La disperazione mormora al nostro cuore che è ormai troppo tardi; Ella risponde “fra il tardi ed il troppo tardi v'è un abisso. Osserva il Sangue del Mio Gesù, osserva la Mia materna devozione nei tuoi confronti.”